venerdì 14 settembre 2012

Tradurre un pattern

La traduzione di un pattern è un modo per rendere disponibile un pattern anche a chi non parla inglese, per farlo però occorre seguire alcuni semplici passi. Per prima cosa bisogna contattare la designer del pattern, questo perchè anche i pattern disponibili gratuitamente sono protetti da copyright. Una volta tradotto il pattern, lo si può inviare alla designer che renderà la traduzione disponibile a fianco del pattern originale, oppure lo si può condividere sul proprio blog. E' bene comounque segnalare alla designer dove verrà pubblicata la traduzione del suo pattern.

Per una traduzione ottimale si possono usare i knitionary. Qui riporto due kntionary molto utili
http://www.unfilodi.com/pratica/maglia/bettas-knitionary.html
http://www.garnstudio.com/lang/it/dictionary.php?list=itnlfres

E infine ecco un elenco di pattern già tradotti
http://www.unfilodi.com/archivio-patterns/patterns-tradotti-da-ravelry/

e il guppo  Traduzioni da ravelry dove si trovano ulteriori info e la lista delle autorizzazioni icevute e pattern tradotti  http://www.ravelry.com/groups/traduzioni-da-ravelry

Come leggevo in un altro blog, può capitare che la traduzione venga condivisa da qualcuno, magari modificando alcune parole. Le traduzioni non sono protette da copyright, quindi, nel caso delle mie traduzioni, se qualcuno volesse condividerla ben venga, magari segnalando un riferimento al mio blog.



giovedì 30 agosto 2012

Il Top Down

Come creare un maglione partendo dalla cima.
Per molto tempo ho avuto timore di cimentarmi con questa tecnica, in realtà molto semplice, che consente di poter provare il lavoro e apportare modifiche in itinere.
Si possono fare maglioni o gilet lavorando in tondo o cardigan in piano
Vediamo un  po' come si fa:
1 si parte dal collo il pattern di solito vi dirà di sistemare 4 marker per un cardign. I marker indicheranno i punti dove aumentare. 

2 una volta finiti gli aumenti si mettono in sospeso le maniche su filato di scarto aiutandosi con un ago da lana
 qui c'è un tutorial
http://www.youtube.com/watch?v=8nU-u__w6uQ

3 si procede lavorando normalmente


ecco il mio primo capo tow down
http://www.ravelry.com/patterns/library/anthropologie-inspired-capelet

venerdì 25 maggio 2012

Vicugna o Vigogna

Oggi mi è arrivata la fibra della vigogna. Non vedo l'ora che arrivi anche il fuso per cominciare a filare la lana e ricavarmi una sciarpa fatta col filato più pregiato al mondo

Ora vi parlerò un po' della vigogna e del perchè la sua fibra è cosi preziosa.
La Vigogna (nome scientifico Vicugna vicugna) è un camelide che vive sulle Ande. Ai tempi degli Inca la vigogna veniva cacciata ogni quattro anni durante i tradizionali chaccu. Il re inca assisteva al gran finale della caccia: i cuccioli e le femmine erano tosati e rilasciati, mentre i maschi anziani e i capi ammalati venivano uccisi per la loro carne. Il ricavato della tosatura veniva considerato sacro e solo i re potevando indossare la fibra che se ne ricavava. Con l'arrivo dei conquistadores spagnoli, l'elevata domanda di fibra, portò quasi allo sterminio della specie. Negli anni '60 in Peru erano rimasti in vita soltanto 5000 capi. Per questo motivo la CITES, la convenzione dell'ONu per il commercio internazionale della fauna e delle flora in via di estinzione, decise di iscrivere la Vigogna nell'appendice I, quella delle specie a massima protezione. Successivamente venne istituita in Peru la riserva di Pampa Galeras, i cui 500000 ettari vennero destinati al ripopolamento della specie, e nel 1969 venne firmato un accordo tra Bolivia e Peru per la conservazione delle specie al quale aderirono poi anche Cile e Arrgentina. L'aumento del numero di capi indusse la CITES nel 1987 a spostare la vigogna nell'appendiceII, quella riservata alle specie a rischio di estinzione se il commercio non è controllato. La fibra della vigogna tornò a essere commercializzabile solo nel 1994. Le comunità locali tosano gli animali ogni due anni e li rilasciano subito dopo, come facevano i loro antenati Inca. Per questo ricevono parte del ricavato dalla vendita della fibra, ricavo che viene anche usato per investire sulla conservazione della specie.
Nonostante i vari tentativi, si è rivelato impossibile allevare la vigogna, che a differenza dell'alpaca, tende a scappare facilmente. Negli Stati Uniti si alleva attualmente la paco-vigogna, un incrocio tra la vigogna e l'alpaca, la cui fibra sta raggiungendo lo spessore tipico di quella della vigogna.
La fibra della vigogna misura 12 micron ed è più sottile pure di quella del cashmere che ne misura 15. L'animale adulto produce 250gr di fibra succida ogni due anni, contro i 500gr della capra cashmere e i 3-6kg della pecora merinos.

Ecco qui la mia vigogna




sabato 19 maggio 2012

Cashmere

Volevo oggi darvi delle informazioni su una delle fibre più pregiate al mondo.
La fibra cashmere si ricava dalla capra Hircus originariadegli altipiani dell'Asia. La parte più sottile e fine è la peluria del sottomantello ed è chiamata duvet, cioè lo strato inferiore soffice e lanoso; la parte più grossa con peli rigidi e ruvidi proviene dal mantello esterno ed è chiamata giarre. Per raccoglierlo si esegue una pettinatura manuale del mantello durante la stagione della muta, che avviene in primavera. La produzione si aggira in media tra 100 e 200 grammi di pelo fine.
Al contrario di quanto si possa pensare una piccola quantità di cashmere proviene dall'omonima regione, condivisa tra India e Pakistan. I fornitori più importanti oggi sono infatti Cina, Mongolia, Tibet e Afghanistan.
La denominazione commerciale della fibra è cachmire in Francia, Cashmere nel Regno Unito e negli USA e Kaschmir in Germania.
Il cashmere più pregiato è quello che proviene dalla Mongolia, dove gli inverni più rigidi, spingono le capre a sviluppare una fibra più lunga e resistente. Tuttavia molte aziende in Europa tendono a mischiare il cashmere proveniente dai vari paesi, prediligendo il cashmere cinese per la leggerezza e la finezza, dato che il cashmere viene venduto a peso. 
La fibra cashmere è molto delicata. Ecco qui delle semplici istruzioni per conservare al meglio il vostro lavoro una volta finito e indossato. Non indossate il vostro capo in  cashmere per più di due giorni per non stressare la fibra e ridurre il fenomeno del pilling, quelle piccole palline che si formano nei punti dove avviene maggior sfregamento, come fianchi e ascelle. Col calore del corpo fa allungare le fibre che tendono a “sganciarsi” da quelle più corte le quali, inevitabilmente, tendono ad arrotolarsi su loro stesse, fino a formare appunto delle palline.
 Dopo un giorno di utilizzo del capo di cashmere, l’ideale è porlo a “riposo” per almeno un giorno, mantenendolo arieggiato in un luogo fresco e disteso su una superficie piana.
Il lavaggio, dopo un’attenta eliminazione di tutti i pelucchi formatisi, va effettuato a mano in acqua fredda o tiepida, senza ammollo, con l’utilizzo di una quantità ridottissima di detergente delicato e neutro, specifico per la lana. Il capo va messo in acqua rovesciato, non deve essere mai strizzato e, se vi soni macchie più ostinate, esse vanno semplicemente tamponate con un po’ di detersivo diluito, senza sfregare.
Caratteristicamente il cashmere non richiede ammorbidente, anzi i lavaggi ripetuti lo rendono sempre più morbido. Questo accade perché la capra che lo produce non secerne lanolina, sostanza impermeabilizzante prodotta, invece, dalle pecore e che, a seguito di lavaggi, può essere persa dal capo che, col tempo, tende ad infeltrirsi.
Risciacquato con abbondante acqua corrente, il capo va tamponato tra asciugamani per togliere gran parte dell’umidità e, quindi, disteso su una superficie piana, in ambiente asciutto, non esposto al sole.
Non andrà mai appeso ad asciugare, né lasciato con le maniche penzolanti, perché rischieremmo di ottenere un capo irrimediabilmente deformato.
Un capo correttamente lavato ed asciugato raramente avrà bisogno di stiratura ma, se essa si dovesse rendere necessaria, non dovrà mai essere posto il ferro rovente a contatto col capo. Meglio dare solamente dei colpi di vapore a circa 5 cm di distanza dal tessuto o, in casi più estremi, frapporre fra il cashmere rovesciato ed il ferro un tessuto di cotone o lino per l’effettiva stiratura a temperatura bassissima.
Prima di riporre il capo, se non utilizzato per molto tempo, dovremo accertarci che non vi siano in esso residui di umidità, fattore che facilmente richiama le tarme, già particolarmente “golose” di questa lana così soffice.
 Gilet by Sonny

Ed ecco come sta venendo il  gilet by Iry



Il capo andrà, quindi, riposto in luogo asciutto e fresco, all’interno di una custodia che contenga ovviamente un antitarme come cedro, menta o lavanda.

Ora che sappiamo come prenderci al cura al meglio del nostro cashmere vi presentiamo alcuni nostri lavori

domenica 22 aprile 2012

Maglioncino

Ho acquistato questo bellissimo filato fantasia ieri. Dopo aver fatto il campione non ho resistito e ho voluto iniziare a lavorarlo. Come potete vedere questo filato 80% lana 20% microfibre ha un'ottima resa e si lavora molto bene. Sto usando un ferro 3,5.

Come fare un Cuore a maglia

Ecco un'idea per una "romantica" decorazione del vostro maglioncino

Si lavora su 18 maglie

Primo Ferro   13m dir 1 rov

Secondo Ferro  11m dir 3 rov 3 dir

Terzo Ferro  10 m dir 5 rov 2 dir

Quarto Ferro   8m dir 7 rov 1 dir

Quinto Ferro 16m dir

Sesto Ferro 7 m dir 8 rov

Settimo Ferro 15m dir

Ottavo ferro 8 m dir 4m rov 1 m dir 4 rov

Nono Ferro 16 m dir 1 m rov

Il campione è stato finito con  un punto germogli che vi spiegheremo meglio a breve con un campione dedicato solo a questo punto